Tirrenoambiente e i sacrifici imposti ai messinesi

Tirrenoambiente e i sacrifici imposti ai messinesi

S’infrange nelle inchieste su Tirrenoambiente la narrazione sul giusto pagamento dei fornitori per il quale sarebbe corretto imprimere ai cittadini messinesi un futuro di austerità.

Il recente sequestro di 3 milioni di euro ad ex dirigenti di Tirrenoambiente, la società partecipata che gestisce la discarica di Mazzarrà Santa’Andrea, non aggiunge molto alla storia di quell’azienda e al sistema dello smaltimento dei rifiuti. Nella percezione comune il ciclo dei rifiuti è una vacca da mungere a spese delle risorse pubbliche e quella di Mazzarrà Sant’Andrea è una discarica sulla quale esiste una lunga bibliografia che ne specifica l’impatto sul territorio.

Il Piano di Riequilibrio del Comune di Messina presentava un debito potenziale di 6,6 milioni euro dovuti a Tirrenoambiente per superiori conferimenti di rifiuti del Comune di Messina presso la discarica di Tripi tra dicembre 2002 e ottobre 2003 e la bonifica della zona falcata. Su tale debito è stata fatta transazione per il valore complessivo di 3,8 milioni di euro. Il credito di Tirrenoambiente è così stato espunto dal Piano di Riequilibrio per essere pagato attraverso il bilancio del Comune e proprio per tale ragione la delibera di Giunta chiariva che non era necessario un riconoscimento dell’arricchimento per l’ente da parte del Consiglio Comunale ma sarebbe stata sufficiente una semplice presa d’atto.

Ciò che colpisce è che nel finanziare una parte dei debiti del Comune di Messina attraverso il bilancio ed espungerli dal Piano di Riequilibrio la Giunta Accorinti, piuttosto che soddisfare i piccoli creditori, abbia scelto proprio società come la Tirrenoambiente Spa e la 2R Immobiliare per la nota vicenda legata all’affitto dello stabile che aveva ospitato l’Imsa e che nelle intenzioni della Giunta Providenti sarebbe dovuto diventare sede di un mercato.

Ma soprattutto s’infrange nelle inchieste su Tirrenoambiente (si ricorda, peraltro, un dossier del settimanale Centonove, ripreso da una interrogazione di paralamentari del M5S, che segnalava “un presunto buco di 46 milioni di euro riguardante i fondi riscossi dal 2003 al 2014 per la sicurezza e la gestione trentennale post mortem della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea”) la narrazione sul giusto risarcimento dei fornitori per il quale sarebbe corretto imprimere ai cittadini messinesi un futuro di austerità.

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