Note critiche sulla relazione del secondo anno di sindacatura di De Luca (3). La liquidazione dell’Atm.

Note critiche sulla relazione del secondo anno di sindacatura di De Luca (3). La liquidazione dell’Atm.

La strategia di De Luca rispetto all’ATM è chiara e viene espressa con la massima chiarezza nelle conclusioni del Piano di liquidazione: “alla luce della normativa vigente che impedisce all’ente pubblico di procedere al soccorso finanziario, ad anticipazione di somme ed all’accollo dei debiti delle proprie aziende partecipate che hanno accumulato perdite di esercizio per più di tre anni consecutivi, si evidenzia che con le somme derivanti dalla liquidazione dell’attivo pari a circa 45 milioni di euro, derivanti dalla riscossione dei crediti e la vendita dei beni mobili ed immobili, nell’arco temporale già indicato ( 2020 – 2024 ed oltre ) potranno essere soddisfatti tutti i crediti di natura previdenziale, fiscale ed il pagamento della indennità di trattamento di fine rapporto dovuta ai dipendenti in forza, escludendo tutti gli altri creditori”. In pratica, per risarcire i lavoratori per quanto loro non corrisposto dal punto di vista previdenziale e fiscale e per l’accantonamento del Tfr si liquida l’azienda e si mettono sul mercato beni mobili e immobili. Ad integrazione di questi si procede alla riscossione dei crediti. E su questi qualche dubbio viene, visto e considerato che, con l’avvicendarsi dei bilanci la loro consistenza è aumentata.

Questa operazione, però, ha un limite e questo limite viene confessato in un’altra parte della relazione sul secondo anno di sindacatura: “la necessità di dover continuare ad esercitare in proroga il servizio di TPL non ha permesso alla commissione di iniziare la vera fase di liquidazione”. In sostanza, per continuare a fornire il servizio pubblico locale la nuova ATM Spa deve continuare ad utilizzare in proroga mezzi e strutture della vecchia società. Operazione, questa, che qualche altro dubbio lo pone poiché mezzi e strutture che dovrebbero essere utilizzati per risarcire i creditori (i lavoratori) vengono sottoposti ad ulteriore usura nell’attesa del rilancio dell’Azienda.

Come si esce da questo circolo vizioso? Secondo il Piano industriale della nuova ATM Spa dal 2018 al 2022 si dovrebbe assistere ad un incremento del 48,6% del chilometraggio degli autobus e ad un incremento del 35,1% del chilometraggio del tram, con un incremento complessivo del 47,6%. Tra il 2020  e il 2022 ci sarebbe un incremento del servizio del 35,6% che consentirebbe l’assunzione di 166 conducenti e l’acquisto di 58 autobus nuovi. Per controbilanciare l’aumento dei costi nell’altro piatto della bilancia (quello dei ricavi) vengono messi efficientamento dei costi e aumento delle tariffe, entrambe misure la cui quantificazione appare aleatoria.

Ora, a mettere degli istogrammi su una pagina siamo bravi tutti. Trasformarli in realtà è un po’ più complicato. Di piani industriali che fino all’anno in corso vedono un decorso piatto o lentamente crescente e che poi, d’emblée, hanno un’impennata ne abbiamo visti tanti e quasi sempre si sono rivelati un flop. Francamente, credere in quanto promesso dal Piano industriale della nuova ATM Spa appare più come un atto di fede che come un consapevole esercizio della ragione. Il rischio che l’operazione di liquidazione conteneva, al contrario, era che, di fronte al non inverarsi di così ottimistiche previsioni, per implementare parco mezzi e servizi sarebbe stato necessario accedere a capitali privati. E questo al netto del Covid.

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