Prima le persone

Prima le persone

La notizia di oggi è che la Borsa di Shangai è tornata ai livelli dell’inizio dell’anno. C’è stato, insomma, qualcuno che in questi mesi ci ha perso molto e qualcun altro che adesso ci sta molto guadagnando. I titoli finanziari sono una enorme nuvola che gravita (e di tanto) al di sopra del’economia reale, la amplifica e costituisce un enorme mercato governato in grande misura da aspetti di ordine psicologico secondo equilibri gestiti da algoritmi. Eppure, quando ci sono crolli o grandi crescite, la comunicazione giornalistica tratta l’argomento attraverso una chiave di lettura del tutto diversa, quasi a voler sovrapporre in maniera pedissequa sviluppo economico ed economia finanziaria.

L’osservazione delle serie relative ai tassi di crescita del Prodotto Mondiale Lordo ci dicono di una tendenza decrescente dalla metà degli anni Settanta ad oggi. La tendenziale riduzione del tasso di crescita del PML non è stata invertita neanche dallo straordinario sviluppo dell’economia cinese. Dentro questo tipo di processo gli shock hanno avuto un effetto rigenerante. L’imponente crescita economica susseguita alla seconda guerra mondiale, il rimbalzo dopo l’influenza asiatica, gli aiuti alle banche successivi al crack derivato dalla crisi dei mutui subprime ne sono gli esempi significativi.

Alla fine accadrà, dunque, che una generazione imprenditoriale pagherà il costo degli eventi ed un’altra ne trarrà, invece, un consistente vantaggio. Chi di certo ci rimetterà sono le persone, i cittadini, gli abitanti dei paesi investiti dal contagio. Ai rischi derivati dall’epidemia si aggiungeranno le conseguenze di un generale impoverimento. Per questa ragione gli aiuti dovrebbero essere indirizzati soprattutto agli individui attraverso un sostegno economico e attraverso il rafforzamento di un welfare negli anni distrutto dalle politiche neoliberiste. In particolare, è la sanità pubblica che andrebbe rifinanziata. D’altronde, è ormai conclamato che le misure di “allontanamento sociale” sono determinate, più che dalla loro reale efficacia nei confronti dell’epidemia, dal timore che il servizio sanitario rischi di collassare davanti all’evidenziarsi contemporaneo di un grande numero di infettati.

La malattia non colpirà tutti allo stesso modo. In queste occasioni le diseguaglianze sociali si acuiscono e a pagarne le conseguenze sono soprattutto i più poveri. E’, quindi, necessario, ad esempio, che tutti coloro che vivono una condizione di restrizione della mobilità a causa della quarantena abbiano, comunque, diritto ad un reddito. Il tema di un reddito di base per tutti assume, dunque, un carattere centrale. Nella politica nostrana, al contrario, si assiste al tentativo di utilizzare l’occasione per avvantaggiarsene territorialmente (il Nord contro il Sud) o socialmente (attacco al welfare, al reddito di cittadinanza, alla quota 100).

D’altronde, alcuni paesi colpiti dall’epidemia stanno già emanando provvedimenti in questo senso. Hong Kong, ad esempio, accanto alle misure di esenzione dalle imposte per sostenere le imprese ha attivato misure di carattere sociale come l’esenzione dal pagamento degli affitti e un sostegno economico per ogni cittadino maggiorenne al fine di sostenere i consumi e mantenere gli standard di vita. Tocca mobilitarsi per questo. Il divieto dell’assembramento non diventi abbandono del conflitto. La giusta collaborazione per affrontare l’emergenza sanitaria non diventi pacificazione sociale.

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