San Vito Lo Capo

La scusa era che Giuseppe ci avrebbe intervistato per un articolo sugli attrezzatori di vie commissionatogli dalla Rivista della Montagna. Avevo non poche riserve sulla cosa. Che c’entravo io, modesto chiodatore di provincia, con Roby e la sua infaticabile produttività.

Comunque, la sera, in uno dei bar di San Vito, ne parlammo. Naturalmente, neanche una parola venne scritta. Naturalmente, qualche mese dopo, una mezza colonna con foto di Roby venne pubblicata all’interno di un pezzo che trattava di alcuni dei più forti arrampicatori italiani. Giustizia era stata fatta.

La verità è che Roby e Giuseppe avevano bisogno di braccia per ripetere le vie da inserire nella loro Guida. Per parte nostra, rischiando l’incidente a catena, avevamo già fatto il nostro salvando la sera prima un istrice,  smarrito in mezzo alla strada.

Il giorno dopo Sergio e Roby si persero alla ricerca di vie aperte ai tempi della carovana di Gogna. Io e Giuseppe salimmo, invece, una bellissima via di Merizzi e Masa, una fessura con del settimo grado tutta da attrezzare. In quel periodo ero in forma e non ebbi difficoltà. Anzi, all’ultimo tiro mi persi e uscii da una fessura parallela certamente non più facile dell’originale.

Con Sergio e Roby restammo ancora un giorno. Pensavamo di aggiungere ancora un paio di vie alla scogliera della Salinella. Come al solito partii per primo, così avrei potuto riposarmi nei tiri successivi.

Prima sosta. “Vado ancora io, ce la faccio”. Un masso grande come una cinquecento mi si parò dinnanzi. Era incastrato, ma sembrava solido. Battei con la mano, come facevo sempre. Suonava bene. Misi una mano sotto, poi l’altra. Salii i piedi e tirai in fuori. Di colpo il mondo si mosse intorno a me. La cinquecento s’era mollata. Non io ma la mia mente si ricordò che un metro sotto mi ero tenuto da una lama tagliente. La mia mano ci andò, e si tagliò, ma tenne. La cinquecento passò ad un niente da Sergio e Roby. Chiaramente, non portavamo i caschi a quel tempo, ma comunque non sarebbero serviti. La nuova via ebbe ugualmente la luce, ma ne uscimmo un po’ toccati.

Per mesi continuai a battere su ogni appiglio da cui mi sarei tirato. Sergio sorrideva ogni volta. “Da lì ci tiri anche un camion” diceva. Cinquecento, camion. Avevo iniziato ad arrampicare per sfuggire allo stress della vita moderna e mi trovavo bloccato nel traffico.

 

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